La mostra “Ultrasky: alla scoperta del Blu Egizio, dalle Arti alle Scienze” è un’opportunità unica per mostrare la versatilità e la bellezza del blu egizio come materiale per l’espressione artistica, consapevoli del fatto che l’arte nobilita il mondo e costituisce una delle più alte mete cui possa aspirare l’uomo.
Alla scoperta del Blu Egizio, dalle Arti alle Scienze
Sottolinea inoltre la sostenibilità e le caratteristiche uniche di questo antico materiale quali: biocompatibilità, luminescenza e resistenza al cambiamento climatico, che lo rendono fonte di ispirazione per ogni applicazione virtuosa e promettente in varie discipline come la medicina, la catalisi, l’energia solare di nuova generazione e lo stoccaggio di energia.
Grazie alla collaborazione di artisti e ricercatori di varie discipline, questa mostra mira a promuovere attraverso la bellezza l’uso del blu egizio come nuovo materiale per il futuro, dando contezza della profezia di Paul Klee: “Il nostro futuro è nelle mani degli uomini creativi”.
La Storia
Primo pigmento artificiale sviluppato dall’uomo, il blu egizio è stato usato nell’arte e per usi decorativi già più di 5000 anni fa. Nell’età del bronzo e nell’antichità classica si diffuse in Medio Oriente e in tutto il bacino del Mediterraneo ma le conoscenze tecnologiche per produrlo si persero nel corso del Medio Evo. Riaffiorato sporadicamente e misteriosamente nel Rinascimento, il blu egizio fu perso per secoli, fino a quando il procedimento di sintesi per produrlo fu riscoperto alla fine del XIX secolo. Il risultato fu raggiunto grazie alla ricerca congiunta in ambito archeologico e chimico. I ritrovamenti degli archeologi impegnati al seguito di Napoleone nella Campagna d’Egitto e negli scavi di Pompei furono infatti studiati da numerosi chimici dell’epoca tra i quali figurano anche Chaptal, Sir Humphry Davy e Michael Faraday. L’uso del blu egizio risulta molto raro nel corso del XX secolo, essendo per lo più annoverato come una mera curiosità scientifica o un oggetto di studio da parte di storici e archeologi. All’inizio del nuovo millennio, tuttavia, la scoperta inattesa della sua intensa luminescenza suscita un nuovo e improvviso interesse che porta ad identificare alcune caratteristiche uniche di questo materiale. Negli ultimi 15 anni Il blu egizio diventa così l’oggetto di intensive ricerche interdisciplinari, non solo nell’ambito dell’archeologia e dell’arte ma anche e sempre più nella produzione di materiali innovativi con proprietà high-tech.
La Scienza
Il blu egizio è un materiale inorganico a base di silice, contenente anche rame e calcio. Si tratta di costituenti abbondanti in natura che rendono persino possibile produrlo da scarti di lavorazione alimentare e rifiuti elettronici. Ha una struttura lamellare che ne permette l’esfoliazione e l’uso nelle nanotecnologie mentre le sue proprietà antibatteriche e rigenerative dei tessuti biologici sono alla base di applicazioni in campo medico. La sua proprietà più singolare è però quella di emettere una fluorescenza invisibile all’uomo e percepibile solo nel vicino infrarosso. Le caratteristiche del blu egizio sono alla base di molte delle sue applicazioni innovative, la sua luminescenza, in particolare, ha suscitato interesse anche in ambiti disciplinari come le scienze forensi, la mitigazione del surriscaldamento degli ambienti e i sistemi di produzione di energia solare di nuova generazione. Il blu egizio ha molti vantaggi, come essere biocompatibile, sostenibile, molto durevole ed essere resistente a condizioni ambientali e climatiche aggressive.
Le Arti
“Il blu ricorda il mare e il cielo e tutto quello che c’è di più astratto nella natura”.
[Yves Klein]
Lo scopo di questo progetto è quello di far conoscere il blu egizio e promuoverne la ricerca e l’uso come nuovo materiale tornando alle origini: l’ambito artistico. L’incontro tra arte, scienza e storia è affidato a 9 artisti italiani di diverse età e background, impegnati in varie tecniche artistiche che attraversano il tempo e lo spazio, dalla pittura al design, dalla ceramica all’arte digitale; Ciascun artista utilizza il blu egiziano in modo unico nel proprio processo creativo. Ogni opera è eseguita utilizzando in vario modo il blu egizio come uno dei materiali privilegiati delle rispettive cifre poetiche e per questo la mostra risulta di particolare interesse. Il blu egizio, di fatto, è un pigmento attualmente assente nelle arti contemporanee e in ragione di ciò i 9 artisti selezionati appartengono a un ristretto circolo che sta sperimentando da qualche tempo questo materiale. Le diverse discipline artistiche sono intrinsecamente attratte dalle potenzialità di nuovi materiali e possono creare una sinergia di risonanza per raccontare l’antica e la nuova storia di questo blu senza tempo.